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sviluppo sostenibile 2

Ultimo Aggiornamento: 15/09/2010 17:29
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15/09/2010 17:29
 
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nuovi limiti dello svluppo DONELLA E DENNIS MEADOWS, JORGEN RANDERS - ACQUA

pubblicata da Alessandro Todisco il giorno domenica 29 agosto 2010 alle ore 20.03

 

Circa un terzo della popolazione mondiale vive in paesi i cui problemi idrici variano da moderati a gravi, (...). Dal 2025, i due terzi della popolazione mondiale vivranno tempi difficili. La penuria di acqua e l'inquinamento causano problemi di salute pubblica su larga scala, limitano lo sviluppo economico ed agricolo... (..). UN comprehensive assessment of the fresh water recources of the world 1997

Il sovrasfruttamento delle acque freatiche è in crescita. L'uso insostenibile di acque freatiche ha luogo in tutti i continenti, eccetto l'antartide. Peter Gleick 1998-99

consumo medio negli Stati Uniti: 1500 metri cubi l'anno pro capite. Nei paesi in via di sviluppo il cittadino medio ne consuma solo un terzo; nell'Africa subsahariana, appena un decimo. Un miliardo di persone non ha ancora accesso ad acua potabile sicura. Metà degli abitanti del pianeta è priva dei servizi igienii di base. La loro domanda è destinata a salire. Sfortuantamente, vivono in alcuni dei paesi più poveri di acqua al mondo.

Il COlorado, il Fiume Giallo, il Nilo, il Gange, l'Indo, il Chao, il Phraya, il syr Darya el'Amu Darya subiscono deviazionbi a causa dei prelievi per uso irrifuo ed urbano, tanto che il loro alveo resta all'asciutto per alcuni mesi l'anno (se non per tutto l'anno). Nel Punab e nell'Haryana, stati agricoli dell'india, le superfici freatiche si ... See Moreabbassano di mezzo metro l'anno. Dai pozzi della cina settentrionale viene prelevata acqua in eccesso per 30 km cubi l'anno (questa è una delle ragioni per cui il fiume giallo si sta prosciugando).(...)

Estrarre l'acqua freatica ad un ritmo superiore a quello con il quale essa può essere reintegrata è un processo insostenibile. Le attività umane che ne fanno uso dovranno assestarsi ad un livello sostenibile, dato il tasso di ricarica rinnovabile dell'acquifero, o dovranno cessare completamente, se il sovrasfruttamento distrugge l'acquifero per le infiltrazioni di acqua salmastra o per la subsidenza del suolo.

I paesi con scarsità d'acqua spesso soddisfano i crescenti bisogni urbani ed industriali sottraendo acqua all'irrigazione e importando cereali per compensare il conseguente calo di produzione.

Siccome una tonnellata di cereali equivale a 1000 tonnellate d'acqua, importare cereali è il metodo più efficiente di importare acqua.

Benché i conflitti militari per l'acqua siano sempre una possibilità, è più probabile che la futura competizione per l’acqua avrà per teatro i mercati mondiali dei cereali...

…Iran ed Egitto… importano oggi più frumento del Giappone , tradizionalmente il maggior importatore al mondo. Le importazioni coprono il 40% o più del consumo totale di cereali.. in entrambi i paesi.

…Numerosi altri paesi che soffrono di scarsità d’acqua importano gran parte dei loro cereali. Il Marocco acquista all’estero la metà dei cereali che consuma. Per l’Algeria e l’Arabia Saudita il valore supera il 70%. Lo Yemen importa quasi l’80% dei suoi cereali e Israele più del 90%..

..Presto la Cina sarà costretta a rivolgersi al mercato mondiale dei cereali.

Lester R. Brown, “water deficits growing in many countries”, in eco-economy update, Earth Policy Institute Washington D.C.

E poi c’è il cambiamento climatico. Se l’umanità lascia che progredisca, esso potrebbe influenzare, in ogni parte della terra, il ciclo ideologico, le correnti oceaniche e l’andamento delle precipitazioni e del deflusso, l’efficacia di dighe e di sistemi di irrigazione, e altre forme di immagazzinamento e distribuzione dell’acqua. La sostenibilità dell’acqua non è possibile senza sostenibilità climatica, che significa sostenibilità energetica. L’umanità è alle prese con un sistema unitario, ampio ed interconnesso.

COme nel caso delle risorse alimentari, vi sono parecchie strade per raggiungere la sostenibilità idrica, strade che non passano per un aumento della produzione ma per un uso più efficiente di una produzione minore.Ecco una breve lista delle possibilità:

1)Far corrispondere la QUALITà all'USO. Per esempio, per il WC o per innaffiare il iardino si può utilizzare la cosiddetta acqua grigia (l'acqua di scarico domestica) piuttosto che l'acqua potabile.

2)Utilizzare irrigazione a gocciolamento, che può ridurre il consumo di acqua dal 30 al 70% e, al tempo stesso, piò aumentare le rese dal 20 al 90%....

3)Installare rubinetti, Wc, e lavatrici a basso flusso.

Ogni giorno in una famiglia statunitense, sono utilizzati in media 0,3 metri cubi d’acqua pro capite, una quantità che potrebbe essere dimezzata grazie ad apparecchiature ad alta efficienza idrica (facilmente reperibili e convenienti)

4)ELIMINARE LE PERDITE. È incredibile quante amministrazioni municipali spendano fior di quattrini per incrementare l’approvvigionamento idrico quando potrebbero ottenere altrettanta acqua, con un costo inferiore, eliminando le perdite. Negli Stati Uniti, gli acquedotti di una città perdono circa UN QUARTO dell’acqua trasportata.

5)Scegliere colture adatte al clima: per esempio, nelle zone aride, evitare colture ad alta intensità idrica come l’erba medica ed il mais, e piantare nei giardini specie indigene che non richiedono irrigazione.

6)Riciclare l’acqua. Alcune industrie, in particolare in uno stato afflitto dalla penuria di acqua com’è la California, hanno sviluppato tecniche efficienti ed economicamente vantaggiose per ricuperare, purificare e riutilizzare l’acqua

7)Raccogliere l’acqua piovana nelle aree urbane. Cisterne o sistemi di raccolta dell’acqua piovana dai tetti possono permettere di immagazzinare ed utilizzare una quantità di acqua di deflusso paragonabile a quella di un bacino artificiale di grandi dimensioni, con un costo assai inferiore.

Uno dei modi per mettere in pratica queste buone intenzioni è smettere di fornire acqua ad un prezzo agevolato. Se il prezzo dell’acqua cominciasse ad incorporare, anche solo in parte, il costo finanziario, sociale ed ambientale della distribuzione di quell’acqua, un suo uso più saggio diventerebbe automatico. Città come Denver e New York hanno scoperto che un semplice provvedimento come quello di erogare l’acqua a contatore, facendola pagare in proporzione al tasso di utilizzo, riduceva l’uso familiare del 30 - 40%

FORESTE

Prima dell’avvento dell’agricoltura. Sulla terra vi erano da 6 a 7 miliardi di ettari di foreste. Ora ve ne sono soltanto 3,9 miliardi,se includiamo in questo numero circa 0,2 miliardi di ettari piantati ad alberi. Oltre la metà della perdita delle foreste naturali del pianeta è avvenuta dopo il 1950. Tra il 19...90 ed il 2000 la superficie occupata da foreste naturali è diminuita di 160 milioni di ettari, cioè circa il 4%. (FAO “forest resource assessment” fao roma 2000, www.fao.org/forestry/index.jsp)

Vi è stato un chiaro aumento globale della perdita di vaste aree forestali...oggi si può osservare un'accelerazione della perdita di superficie forestale, la perdita delle foreste primarie sopravvissute, e il progressivo peggioramento qualitativo del patrimonio forestale residuo.. BUona parte delle foreste restanti sta...nno andando incontro ad un graduale impoverimento, e tutte sono minacciate.WORLD COMMISSION ON FORESTS AND SUSTAINABLE DEVELOPMENT 1999

GLI STATI UNITI(ALASKA ESCLUSA) HANNO PERDUTO UN TERZO DEL MANTO FORESTALE CHE LI RICOPRIVA IN ORIGINE.

IN EUROPA NON C'è QUASI PIù TRACCIA DI FORESTA PRIMARIA

LA CINA HA PERDUTO I TRE QUARTI DELLE SUE FORESTE E QUASI TUTTE LE FORESTE DI FRONTIERA... See More

Nelle zone temperate, la superficie occupata da foreste tagliate ma ricresciute (foreste secondarie) è in leggero aumento, ma molte di queste foreste si stanno deteriorando quanto a nutrienti nel suolo,composizione in specie, dimensione degli alberi, qualità del legno e tasso di crescita; non sono gestite in modo sostenibile

Mentre le foreste delle zone temperate occupanouna superficie all'incirca stabile, la superficie occupata dalleforeste tropicali è in diminuzione.

La FAO ha calcolato che tra il 1990 e il 2000 più di 150 MILIONI DI ETTARI di foreste tropicali naturali rimaste sulla terra - una superficie pari a quella del MESSICO- sono stati convertiti ad altri impieghi. Negli scorsi anni novanta, la perdita sembra essere stata di 15 MILIONI di ettari l'anno, cioè del 7% nell'arco del decennio.

Tale numero è la stimaufficiale, ma nessuno può dire con certezza a quale ritmo le foreste tropicali stiano effettivamente scomparendo: i numeri cambiano di anno in anno e sono controversi.... See More

E proprio il fatto che il tasso di perdita di una risorsa sia incerto è una delle cause strutturali del superamento dei limiti

 

I nuovi limiti dello sviluppo D&D Meadows J. Randers saggi mondadori - sorgenti non rinnovabili- combustibili fossili

 

La nostra analisi della scoperta e della produttività di nuovi campi petroliferi in tutto il mondo indica che nel prossimo decennio l’offerta di petrolio convenzionale non sarà in grado di tener testa alla domanda. … La scoperta [di petrolio] su scala globale ha raggiunto un picco agli inizi degli anni Sessanta e da allora è andata costantemente calando. … Vi è al mondo una quantità finita di petrolio greggio, e l’industria ne ha scoperto circa il 90%

Colin J. Campbell e Jean H. Laherrère, 1998

L'approvvigionamento di petrolio non desta oggi preoccupazioni immediate. Tuttavia, le risorse di petrolio del mondo sono in quantità finita, e la produzione globale, presto o tardi, raggiungerà un massimo e poi comincerà a diminuire. … Stime più convenzionali indicano che il picco della produzione globale sarà raggiunto non prima di un altro decennio o due, tra il 2010 ed il 2025.

World Resources Institute, 1997

Da qualche decennio a questa parte, ottimisti e pessimisti si distinguono per il momento in cui collocano il picco di produzione del petrolio. Ma su questo tutti concordano: dei principali combustibili fossili, il petrolio è quello più vicino ai suoi limiti, e la sua produzione globale raggiungerà un massimo durante la prima metà del secolo. Tra il 1950 ed il 2000 il consumo di energia mondiale è aumentato in media del 3,5% l’anno. Il consumo energetico mondiale è salito con andamento irregolare ma inesorabile, attraverso guerre, recessioni, instabilità di prezzi e innovazioni tecniche. La massima parte di questa energia è utilizzata nel mondo industrializzato. Il cittadino europeo medio consuma 5,5 volte la quantità di energia commerciale consumata da un africano medio. Il nordamericano medio ne consuma nove volte l’indiano medio. E stiamo parlando di energia commerciale, qualcosa che molti non conoscono neppure:

“Più di un quarto della popolazione mondiale non ha accesso all’elettricità, e i due quinti soddisfano i loro bisogni energetici di base grazie alla biomassa tradizionale. Nei prossimi decenni il numero di persone senza fornitura di energia elettrica diminuirà, ma, secondo le proiezioni, nel 2030 vi saranno ancora 1,4 miliardi di persone prive di elettricità. E crescerà il numero di persone che per cucinare e riscaldarsi utilizzeranno in prevalenza legna, residui agricoli e deiezioni animali.”

International Energy Agency, world energy outlook 2002, Vienna, IEA, 2002

Gran parte degli analisti prevede che il consumo mondiale di energia continuerà a salire. Lo scenario presentato dall’Agenzia internazionale per l’energia nel suo World Energy Outlook 2002 prevede che tra il 2000 ed il 2030 il consumo globale di energia primaria aumenterà di due terzi. E anche lo scenario (più ecologico) prevede un incremento di oltre il 50% del consumo energetico mondiale nell’arco di quei trent’anni. In un conto dettagliato dell’Agenzia danese per l’energia è stato calcolato che per soddisfare i bisogni energetici di base di 9.5 miliardi di persone – che potrebbe ben essere la popolazione mondiale del 2050- sarebbe necessaria una quantità di energia per usi finali pari a circa sei volte la produzione mondiale del 2000.

Più dell’80% dell’energia commerciale consumata nel200 proveniva da combustibili fossili non rinnovabili: petrolio, gas naturale, carbone. Gli stock di combustibili fossili presenti nel sottosuolo si vanno riducendo, costantemente ed inesorabilmente. Per capire se nel flusso energetico c’è un problema di sostenibilità dal lato delle sorgenti (dei pozzi ci occuperemo più avanti), dobbiamo chiederci con quanta rapidità queste sorgenti si stiano esaurendo, e se qualcuno stia sviluppando sostituti rinnovabili abbastanza in fretta da compensare il declino.

La confusione a riguardi è grande, come pure sulla questione se i combustibili intrinsecamente non rinnovabili siano o no in via d’esaurimento. Il problema deriva dal concentrare l’attenzione sul segnale sbagliato. “Risorsa” è un concetto riferito alla quantità totale di un materiale nella crosta terrestre; “riserva” è un concetto riferito alla quantità di quel materiale che è stata scoperta (o che si ritiene che esista) e che è possibile utilizzare, alla luce di ragionevoli assunzioni sulla tecnologia e sul prezzo. Le risorse diminuiscono inesorabilmente con l’utilizzo, ma i numeri che rappresentano le riserve possono aumentare, se vengono compiute nuove scoperte, se i prezzi salgono , se la tecnologia progredisce. Spesso vengono fatte affermazioni sulle risorse alla luce di osservazioni sulle riserve.

Tra il 1970, l’economia mondiale ha bruciato 700 miliardi di barili di petrolio, 87 miliardi di tonnellate di carbone e quasi 51 trilioni di metri cubi di gas naturale. Nello stesso periodo di trent’anni, tuttavia, sono stati scoperti nuovi giacimenti di petrolio carbone e gas ( e le stime vecchie sono state corrette verso l’alto. Di conseguenza, il rapporto tra riserve note e produzione(sfruttamento) – la durata in anni delle riserve note sfruttabili, sotto l’ipotesi che la produzione continuerà al tasso corrente- è in effetti aumentato.

Questo incremento dei rapporti riserve-produzione si è verificato nonostante il considerevole aumento del consumo di gas (salito di circa il 130% dal 70 al 2000 ), petrolio (salito di circa il 60%) e carbone (salito di circa il 145%).

Chi trae dalle scoperte degli ultimi trent’anni la conclusione che i combustibili fossili sono ancora lontani dai loro limiti, considera solo una parte del sistema dell’energia.

 

Il processo di “scoperta” utilizza “capitale di esplorazione” (impianti di perforazione, aeroplani, satelliti, una varietà di sofisticati scandagli e sonde) per localizzare nel sottosuolo giacimenti di combustibili fossili e quindi accrescere le “riserve note”, ma non ancora sfruttate. Il processo di “produzione” estrae quello stock dal sottosuolo, utilizzando “capitale di produzione” (attrezzature minerarie, di pompaggio, di trasporto e di raffinazione), e lo trasferisce nei luoghi di immagazzinamento dei combustibili trattati. Qui il “capitale di combustione” (forni automobili generatori elettrici) brucia i “combustibili trattati”,creando calore utilizzabile.

Fintanto che il tasso di scoperta su pera il tasso di produzione, lo stock di riserve conosciute aumenta. Ma il diagramma precedente raffigura solo una parte del sistema. Un diagramma più completo includerà le “sorgenti” ed i “pozzi” ultimi dei combustibili fossili.

Man mano che la produzione intacca lo stock delle riserve note… che nessuno può reintegrare. Lo stock delle riserve non scoperte può benissimo essere molto grande, ma è in quantità finita e non è rinnovabile.

All’altro estremo del flusso, la combustione produce inquinanti, che finiscono nel pozzo ultimo i processi biogeochimici del pianeta, che riciclano gli inquinanti, li rendono innocui, o sono da questi avvelenati e degradati.

Il decennio scorso è stato segnato da notevoli progressi in fatto di ecoefficienza, e le emissioni inquinanti, in molti casi, sono state ridotte; tuttavia negli Stati Uniti , la produzione d’energia è ancora una delle principali fonti d’inquinamento delle acque sotterranee.

Nessuno può dire con certezza quale estremo del flusso dei combustibili fossili risulterà più limitante, se le sorgenti o i pozzi.

Trent’anni fa, quando i prezzi del petrolio furono spinti verso l’alto dall’OPEC, l’ovvia strozzatura sembrava

essere costituita dalle sorgenti.

Oggi le preoccupazioni riguardano più che altro il cambiamento climatico; è l’altra estremità del flusso, quella dei pozzi, che sembra più vincolante.

La quantità di carbone è talmente enorme che il suo utilizzo, a nostro giudizio, sarà limitato dal pozzo atmosferico, dove si accumula il diossido di carbonio(anidride carbonica).

Il petrolio può avere limiti ad entrambi gli estremi. La sua combustione produce gas serra ed altri inquinanti, e sarà certamente il petrolio ad esaurirsi alla sorgente per primo.

A giudizio di molti, il gas sarà la risorsa decisiva per sostenere la produzione di energia fino a quando non si farà ricorso su larga scala a fonti sostenibili di energia.

Ma uno sguardo al passato mostra che la transizione da una fonte di energia dominante alla successiva può richiedere anche cinquant’anni. Quanto basta perché il benessere della popolazione mondiale subisca un duro colpo a causa del cambiamento climatico o dei limiti imposti all’uso di combustibili fossili.

Le stime delle riserve di petrolio e di gas non scoperte hanno ampie oscillazioni e non possono mai essere certe.

Queste stime ci dicono che le risorse petrolifere rimaste (definita come la somma delle riserve attuali e di quelle non scoperte ) potrebbero durare, al tasso di utilizzo del 200, da 50 a 80 anni, mentre il gas naturale potrebbe durare da 160 a 310 anni. Quanto al carbone è ancora più abbondante.

Il costo per avere accesso ad una risorsa, naturalmente, aumenta man mano che la risorsa viene intaccata. E ai costi della produzione, potrebbero aggiungersi costi politici…

L’esaurimento del petrolio non sarà un arresto totale, un pozzo che all’improvviso si prosciuga, ma si manifesterà piuttosto con rendimenti sempre più modesti degli investimenti in campagna d’esplorazione, con una concentrazione crescente delle riserve residue in alcuni paesi, e, infine, con un picco ed un graduale declino della produzione mondiale. Quello degli Stati Uniti è un caso esemplare. Più della metà del suo enorme patrimonio petrolifero è stata consumata. La scoperta di nuovi giacimenti ha raggiunto un picco negli scorsi anni Quaranta e Cinquanta; il massimo della produzione nazionale è stato raggiunto intorno al 1970; oggi il consumo dipende sempre più dalle importazioni.

Lo stesso accadrà su scala globale(…)

Il gas naturale è un ovvio candidato a sostituire il petrolio in molte applicazioni. Tra tutti i combustibili fossili… è quello che emette meno inquinanti (incluso il gas serra CO2) per unità di energia fornita, e perciò vi è grande interesse per la possibilità che esso rimpiazzi rapidamente petrolio e carbone.

Ciò accelera l’esaurimento delle risorse di gas in una maniera che può sorprendere solo coloro che non afferrano appieno la dinamica dell’accrescimento esponenziale.

Nel 2000 il rapporto riserve-produzione per il gas naturale, su scala mondiale, era pari a 65 anni; ciò significa che se le riserve oggi note continuassero ad essere sfruttate al tasso di consumo del 2000 durerebbero fino all’anno 2065. ma due considerazioni tolgono valore a questa semplice estrapolazione. La prima è che saranno scoperte nuove riserve. La seconda è che il consumo di gas non resterà fermo al tasso del 2000.

Conviene dunque partire dalle stime riguardanti le risorse di gas naturale (cioè, la somma delle riserve attuali e di quelle non scoperte). Si supponga, a titolo esemplificativo, che il gas, alla fine, si dimostri sufficiente ad approvvigionare il mondo per 260 anni (un valore medio tra le stime 160 - 310 anni), ai tassi di consumo del 2000.

Se il tasso di consumo del 2000 restasse costante, le risorse di gas si ridurrebbero in modo lineare… e durerebbero 260 anni. Se invece il consumo di gas continuasse a crescere come ha fatto dal 1970, cioè di circa il 2,8% l’anno, quelle risorse non basterebbero più per 260 anni, ma precipiterebbero esponenzialmente… Giungerebbero ad esaurimento non nel 2260 ma nel 2075: durerebbero non 260 anni, ma solo 75.

Se, per ridurre il cambiamento climatico e rispondere all’esaurimento del petrolio, il mondo spostasse sul gas naturale il carico energetico che oggi grava siul carbone e sul petrolio, il tasso di crescita potrebbe ben essere superiore al 2,8% l’anno. Se fosse del 5% l’anno la “scorta di 260 anni” si esaurirebbe entro 54 anni.

[tra il 2000 ed il 2100 , a causa della matematica della crescita esponenziale, perché il consumo di gas possa crescere del 2,8% l’anno, la quantità di gas scoperto ed estratto, dovrebbe raddoppiare ogni 25 anni]

Il mondo non è sul punto di restare senza gas naturale, beninteso. Le considerevoli risorse esistenti saranno essenziali come combustibile di transizione nel cammino verso fonti energetiche più sostenibili. Il punto è che i combustibili fossili hanno limiti sorprendenti, soprattutto quando sono utilizzati in odo esponenziale, e sarebbe bene non sprecarli. Sulla linea del tempo della storia umana, l’era dei combustibili fossili sarà un battito di ciglia.

I combustibili fossili hanno sostituti rinnovabili, perciò la penuria energetica globale non è un destino inevitabile. Le opzioni a disposizione sono due, entrambe sostenibili dal lato della sorgente, accettabili sul piano ambientale, tecnicamente attuabili, e sempre più economiche. Una di esse, L’INCREMENTO DELL’EFFICIENZA può essere messa in atto rapidamente. L’altra, l’uso di FONTI RINNOVABILI basate sull’energia solare, richiederà poco più tempo.

Qualcuno potrebbe sostenere che ne l ristretto novero delle potenziali soluzioni del problema energetico mondiale c’è anche l’ENERGIA NUCLEARE. NON SIAMO D’ACCORDO, perché i problemi legati allo smaltimento delle scorie sono ancora irrisolti e perché le altre due opzioni sono molto più praticabili. Sono più veloci, economiche, sicure e ben più facili da realizzare nei paesi poveri.

(..)

Se in tutti gli edifici degli USA si installassero finestre ad alto isolamento termico, si potrebbe risparmiare il doppio dell’energia che il paese oggi ricava dal petrolio dell’Alaska. Almeno 10 case automobilistiche hanno costruito prototipi in grado di percorrere da 30 a 60 km con un litro di benzina, e nelle analisi tecniche più avanzate già si comincia a parlare di veicoli da 70 km con un litro. Al contrario di quel che si crede comunemente, queste automobili ad alta efficienza superano tutti i test di sicurezza, e alcune hanno costi di fabbricazione non superiori ai modelli in circolazione.

(…)

Vi è una posizione più cauta, secondo la quale l’economia USA potrebbe fare tutto ciò che fa oggi,con le tecnologie attualmente disponibili, a costi uguali o inferiori a quelli odierni, utilizzando metà dell’energia. Ciò porterebbe gli Usa agli attuali livelli di efficienza dell’Europa occidentale.

(…)

Ogni giorno il Sole riversa sulla Terra 10.000 volte tanta energia quanta ne è utilizzata attualmente dall’umanità.

Nel 1970, l’energia elettrica fotovoltaica era generata al costo di capitale di 120dollari per watt; nel 2000 il costo era sceso a 3,5 dollari per watt. In termini di efficacia dei costi, nei paesi meno industrializzati, il fotovoltaico è già la scelta migliore per i villaggi o i sistemi di irrigazione che non possono sostenere il costo di capitale di allacciarsi ad una rete elettrica distante.

Ai costi attuali, l’energia eolica ha il potenziale per crescere molto rapidamente. Alla fine del 2002, su scala globale, l’energia eolica superava i 31.000 megawatt di capacità elettrica installata, l’equivalente di 30 reattori nucleari.

Le fonti energetiche rinnovabili non sono innocue per l’ambiente, né sono prive di limiti. Gli aerogeneratori richiedono terreni e strade d’accesso. Alcuni tipi di celle solari contengono materiali tossici. I bacini idroelettrici allagano terreni e interrompono il corso dei fiumi. L’energia a biomasse è sostenibile né più né meno delle attività agricole o forestali che producono quelle biomasse. Certe fonti di energia solare possono affievolirsi o interrompersi, ed hanno bisogno di estese superfici per raccogliere la radiazione solare e complessi dispositivi per l’immagazzinamento; tutte richiedono capitale fisico ed una gestione oculata. Le fonti energetiche sostenibili sono inoltre a tasso limitato: il flusso di energia che ne scaturisce è perpetuo, ma il suo tasso è fisso. Non sono in grado di sostenere una popolazione che si moltiplichi indefinitamente ed un capitale fisso che cresca ad un tasso elevato. Possono però essere la base energetica per la società sostenibile del futuro. Sono abbondanti, diffuse e diversificate. I flussi di inquinamento a cui sono associate sono minori e generalmente meno dannosi di quelli prodotti dall’energia nucleare o fossile.

Se le fonti più sostenibili e meno inquinanti fossero sviluppate e impegnate con elevata efficienza, i bisogni della specie umana potrebbero essere alimentati senza oltrepassare i limiti. Le condizioni necessarie sono la volontà politica, alcuni passi in avanti della tecnologia, e modesti cambiamenti sociali.

Dal momento che le riserve di gas (non scoperte) sembrano essere relativamente estese, tutto lascia pensare che oggi, al volgere del millennio, i vincoli più limitanti sull’uso dell’energia si trovino dal lato dei pozzi. L’impiego di energia provoca emissioni di diossido di carbonio (anidride carbonica); dei cambiamenti climatici ci occuperemo più avanti.

 

 

Le vittime della fame sono soprattutto donne e bambini. Nei paesi in via di sviluppo, un bambino su tre è malnutrito. In india circa 200milioni di persone soffrono di denutrizione cronica, in Africa sono più di 200 milioni, 40 milioni in Bangladesh, 15 milioni in Afghanistan. Circa 9 milioni di esseri umani muoiono ogni anno per cause connesse alla fame, che equivale ad una media di 25.000 morti ogni giorno

 

Il totale dei cereali prodotti nel mondo nell'anno 2000 basterebbe per nutrire, a livello di sussistenza, 8 miliardi di persone, purché fosse distribuito equamente, non fosse utilizzato come mangime per gli animali, non andasse perduto a causa dei parassiti e non si guastasse nel tempo fra il raccolto ed il consumo.

 

I cereali costituiscono la metà della produzione agricola mondiale (misurata in calorie). Insieme con la produzione annuale di tuberi, ortaggi frutta, pesce ed animali non allevati con cereali ma tenuti al pascolo, ce ne sarebbe abbastanza per assicurare una dieta sana e variata ai sei miliardi di persone che costituivano la popolazione a cavallo del secolo.

 

Circa un terzo della popolazione mondiale vive in paesi i cui problemi idrici variano da moderati a gravi, (...). Dal 2025, i due terzi della popolazione mondiale vivranno tempi difficili. La penuria di acqua e l'inquinamento causano problemi di salute pubblica su larga scala, limitano lo sviluppo economico ed agricolo... (..). UN comprehensive assessment of the fresh water recources of the world 1997

 

Il sovrasfruttamento delle acque freatiche è in crescita. L'uso insostenibile di acque freatiche ha luogo in tutti i continenti, eccetto l'antartide. Peter Gleick 1998-99

 

consumo medio negli Stati Uniti: 1500 metri cubi l'anno pro capite. Nei paesi in via di sviluppo il cittadino medio ne consuma solo un terzo; nell'Africa subsahariana, appena un decimo. Un miliardo di persone non ha ancora accesso ad acua potabile sicura. Metà degli abitanti del pianeta è priva dei servizi igienii di base. La loro domanda è destinata a salire. Sfortuantamente, vivono in alcuni dei paesi più poveri di acqua al mondo.

 

Il COlorado, il Fiume Giallo, il Nilo, il Gange, l'Indo, il Chao, il Phraya, il syr Darya el'Amu Darya subiscono deviazionbi a causa dei prelievi per uso irrifuo ed urbano, tanto che il loro alveo resta all'asciutto per alcuni mesi l'anno (se non per tutto l'anno). Nel Punab e nell'Haryana, stati agricoli dell'india, le superfici freatiche si ... See Moreabbassano di mezzo metro l'anno. Dai pozzi della cina settentrionale viene prelevata acqua in eccesso per 30 km cubi l'anno (questa è una delle ragioni per cui il fiume giallo si sta prosciugando).(...)

 

Estrarre l'acqua freatica ad un ritmo superiore a quello con il quale essa può essere reintegrata è un processo insostenibile. Le attività umane che ne fanno uso dovranno assestarsi ad un livello sostenibile, dato il tasso di ricarica rinnovabile dell'acquifero, o dovranno cessare completamente, se il sovrasfruttamento distrugge l'acquifero per le infiltrazioni di acqua salmastra o per la subsidenza del suolo.

 

I paesi con scarsità d'acqua spesso soddisfano i crescenti bisogni urbani ed industriali sottraendo acqua all'irrigazione e importando cereali per compensare il conseguente calo di produzione.

 

Siccome una tonnellata di cereali equivale a 1000 tonnellate d'acqua, importare cereali è il metodo più efficiente di importare acqua.

 

Benché i conflitti militari per l'acqua siano sempre una possibilità, è più probabile che la futura competizione per l’acqua avrà per teatro i mercati mondiali dei cereali...

 

…Iran ed Egitto… importano oggi più frumento del Giappone , tradizionalmente il maggior importatore al mondo. Le importazioni coprono il 40% o più del consumo totale di cereali.. in entrambi i paesi.

 

…Numerosi altri paesi che soffrono di scarsità d’acqua importano gran parte dei loro cereali. Il Marocco acquista all’estero la metà dei cereali che consuma. Per l’Algeria e l’Arabia Saudita il valore supera il 70%. Lo Yemen importa quasi l’80% dei suoi cereali e Israele più del 90%..

 

..Presto la Cina sarà costretta a rivolgersi al mercato mondiale dei cereali.

 

Lester R. Brown, “water deficits growing in many countries”, in eco-economy update, Earth Policy Institute Washington D.C

 

E poi c’è il cambiamento climatico. Se l’umanità lascia che progredisca, esso potrebbe influenzare, in ogni parte della terra, il ciclo ideologico, le correnti oceaniche e l’andamento delle precipitazioni e del deflusso, l’efficacia di dighe e di sistemi di irrigazione, e altre forme di immagazzinamento e distribuzione dell’acqua. La sostenibilità dell’acqua non è possibile senza sostenibilità climatica, che significa sostenibilità energetica. L’umanità è alle prese con un sistema unitario, ampio ed interconnesso.

 

COme nel caso delle risorse alimentari, vi sono parecchie strade per raggiungere la sostenibilità idrica, strade che non passano per un aumento della produzione ma per un uso più efficiente di una produzione minore.Ecco una breve lista delle possibilità:

 

1)Far corrispondere la QUALITà all'USO. Per esempio, per il WC o per innaffiare il iardino si può utilizzare la cosiddetta acqua grigia (l'acqua di scarico domestica) piuttosto che l'acqua potabile.

 

2)Utilizzare irrigazione a gocciolamento, che può ridurre il consumo di acqua dal 30 al 70% e, al tempo stesso, piò aumentare le rese dal 20 al 90%....

 

3)Installare rubinetti, Wc, e lavatrici a basso flusso.

Ogni giorno in una famiglia statunitense, sono utilizzati in media 0,3 metri cubi d’acqua pro capite, una quantità che potrebbe essere dimezzata grazie ad apparecchiature ad alta efficienza idrica (facilmente reperibili e convenienti)

 

4)ELIMINARE LE PERDITE. È incredibile quante amministrazioni municipali spendano fior di quattrini per incrementare l’approvvigionamento idrico quando potrebbero ottenere altrettanta acqua, con un costo inferiore, eliminando le perdite. Negli Stati Uniti, gli acquedotti di una città perdono circa UN QUARTO dell’acqua trasportata.

 

5)Scegliere colture adatte al clima: per esempio, nelle zone aride, evitare colture ad alta intensità idrica come l’erba medica ed il mais, e piantare nei giardini specie indigene che non richiedono irrigazione.

 

6)Riciclare l’acqua. Alcune industrie, in particolare in uno stato afflitto dalla penuria di acqua com’è la California, hanno sviluppato tecniche efficienti ed economicamente vantaggiose per ricuperare, purificare e riutilizzare l’acqua

 

7)Raccogliere l’acqua piovana nelle aree urbane. Cisterne o sistemi di raccolta dell’acqua piovana dai tetti possono permettere di immagazzinare ed utilizzare una quantità di acqua di deflusso paragonabile a quella di un bacino artificiale di grandi dimensioni, con un costo assai inferiore.

 

Uno dei modi per mettere in pratica queste buone intenzioni è smettere di fornire acqua ad un prezzo agevolato. Se il prezzo dell’acqua cominciasse ad incorporare, anche solo in parte, il costo finanziario, sociale ed ambientale della distribuzione di quell’acqua, un suo uso più saggio diventerebbe automatico. Città come Denver e New York hanno scoperto che un semplice provvedimento come quello di erogare l’acqua a contatore, facendola pagare in proporzione al tasso di utilizzo, riduceva l’uso familiare del 30 - 40%

  • commenti

    Alessandro Todisco

    vi sono al mondo vasti corsi d'acqua che contengono 61 importanti "zone morte": aree nelle quali il deflusso di sostanze nutritive, effetto congiunto dell'uso di fertilizzanti e dell'erosione del suolo, ha causato la scomparsa di ogni forma... di vita acquatica, o quasi. Alcune zone morte ussistono tutto l'anno, altre si formano solo d'estate, dopo che le acque primaverili dilavano i terreni agricoli a monte asportando i residui dei fertilizzanti.

     

    La zona morta del missisipi si estende per 21.000 km quadrati, quanto lo stato del massachussets.

     

    le pratiche agricole che causano questi sconvolgimenti ecologici non sono sostenibili. e nemmeno necessarie.

     rispetto ai metodi di coltivazione convenzionali, ad alta intensità, le alternative biologiche possono migliorare la fertilità del suolo e possono avere meno effetti nocivi sull'ambiente. Le rese di queste tecniche alternative possono equiv...alere a quelle dei metodi convenzionali.

  • il 40% dell'acqua usata in francia è impiegata nei sistemi di raffreddamento dei reattori nucleari

 

La nostra analisi della scoperta e della produttività di nuovi campi petroliferi in tutto il mondo indica che nel prossimo decennio l’offerta di petrolio convenzionale non sarà in grado di tener testa alla domanda. … La scoperta [di petrolio] su scala globale ha raggiunto un picco agli inizi degli anni Sessanta e da allora è andata costantemente calando. … Vi è al mondo una quantità finita di petrolio greggio, e l’industria ne ha scoperto circa il 90%

Colin J. Campbell e Jean H. Laherrère, 1998

 

L'approvvigionamento di petrolio non desta oggi preoccupazioni immediate. Tuttavia, le risorse di petrolio del mondo sono in quantità finita, e la produzione globale, presto o tardi, raggiungerà un massimo e poi comincerà a diminuire. … Stime più convenzionali indicano che il picco della produzione globale sarà raggiunto non prima di un altro decennio o due, tra il 2010 ed il 2025.

World Resources Institute, 1997

 

Da qualche decennio a questa parte, ottimisti e pessimisti si distinguono per il momento in cui collocano il picco di produzione del petrolio. Ma su questo tutti concordano: dei principali combustibili fossili, il petrolio è quello più vicino ai suoi limiti, e la sua produzione globale raggiungerà un massimo durante la prima metà del secolo. Tra il 1950 ed il 2000 il consumo di energia mondiale è aumentato in media del 3,5% l’anno. Il consumo energetico mondiale è salito con andamento irregolare ma inesorabile, attraverso guerre, recessioni, instabilità di prezzi e innovazioni tecniche. La massima parte di questa energia è utilizzata nel mondo industrializzato. Il cittadino europeo medio consuma 5,5 volte la quantità di energia commerciale consumata da un africano medio. Il nordamericano medio ne consuma nove volte l’indiano medio. E stiamo parlando di energia commerciale, qualcosa che molti non conoscono neppure:

 

“Più di un quarto della popolazione mondiale non ha accesso all’elettricità, e i due quinti soddisfano i loro bisogni energetici di base grazie alla biomassa tradizionale. Nei prossimi decenni il numero di persone senza fornitura di energia elettrica diminuirà, ma, secondo le proiezioni, nel 2030 vi saranno ancora 1,4 miliardi di persone prive di elettricità. E crescerà il numero di persone che per cucinare e riscaldarsi utilizzeranno in prevalenza legna, residui agricoli e deiezioni animali.”

International Energy Agency, world energy outlook 2002, Vienna, IEA, 2002

 

Gran parte degli analisti prevede che il consumo mondiale di energia continuerà a salire. Lo scenario presentato dall’Agenzia internazionale per l’energia nel suo World Energy Outlook 2002 prevede che tra il 2000 ed il 2030 il consumo globale di energia primaria aumenterà di due terzi. E anche lo scenario (più ecologico) prevede un incremento di oltre il 50% del consumo energetico mondiale nell’arco di quei trent’anni. In un conto dettagliato dell’Agenzia danese per l’energia è stato calcolato che per soddisfare i bisogni energetici di base di 9.5 miliardi di persone – che potrebbe ben essere la popolazione mondiale del 2050- sarebbe necessaria una quantità di energia per usi finali pari a circa sei volte la produzione mondiale del 2000.

 

Più dell’80% dell’energia commerciale consumata nel200 proveniva da combustibili fossili non rinnovabili: petrolio, gas naturale, carbone. Gli stock di combustibili fossili presenti nel sottosuolo si vanno riducendo, costantemente ed inesorabilmente. Per capire se nel flusso energetico c’è un problema di sostenibilità dal lato delle sorgenti (dei pozzi ci occuperemo più avanti), dobbiamo chiederci con quanta rapidità queste sorgenti si stiano esaurendo, e se qualcuno stia sviluppando sostituti rinnovabili abbastanza in fretta da compensare il declino.

 

La confusione a riguardi è grande, come pure sulla questione se i combustibili intrinsecamente non rinnovabili siano o no in via d’esaurimento. Il problema deriva dal concentrare l’attenzione sul segnale sbagliato. “Risorsa” è un concetto riferito alla quantità totale di un materiale nella crosta terrestre; “riserva” è un concetto riferito alla quantità di quel materiale che è stata scoperta (o che si ritiene che esista) e che è possibile utilizzare, alla luce di ragionevoli assunzioni sulla tecnologia e sul prezzo. Le risorse diminuiscono inesorabilmente con l’utilizzo, ma i numeri che rappresentano le riserve possono aumentare, se vengono compiute nuove scoperte, se i prezzi salgono , se la tecnologia progredisce. Spesso vengono fatte affermazioni sulle risorse alla luce di osservazioni sulle riserve.

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